“Il caffè buono deve lasciare la bocca pulita ma anche scaldare il cuore”
“I difetti del caffè” è il tema di una lezione che il nostro Alessio Baschieri terrà il 9 ottobre prossimo alla Mumac Academy, l’Accademia della Macchina per Caffè, luogo di formazione e incontro del gruppo Cimbali.
Una lezione per riconoscere un buon caffè ma anche per capire la lunghissima e densa trama di passaggi che si nascondono tra la pianta e la tazzina, attraverso tre step fondamentali:
LA BATTAGLIA
La battaglia vera è che scegliere un caffè senza difetti, che costa un bel pò di più, permette di alimentare la consapevolezza e la domanda di questo caffè.
Nei paesi produttori, i percorsi che fa il caffè verso il mercato finale sono sempre quelli, in mano sempre alle stesse persone, che sono lì perchè gli agricoltori devono rimanere in una situazione di povertà, di fame, di indigenza.
Produrre un caffè senza difetti è l’unica possibilità che hanno di uscire da questa condizione di “schiavitù”. Per farlo devono decuplicare gli sforzi sia nel controllo della qualità in ogni passaggio sia nelle modalità di gestione della cooperativa.
Questo è il motore che muove il lavoro di Alessio Baschieri e di tutto l’Albero del Caffè: liberare i contadini dalla schiavitù economico-finanziaria delle multinazionali o dei pseudo dittatori locali.
LA FANTASIA
Non esiste una soluzione unica e vera. Se un caffè ha dei difetti è facile trovarne riscontro nella comunità che lo ha prodotto sotto forma di blocchi/vincoli/dinamiche sociali. Analizzando queste problematiche è possibile studiare/inventare delle soluzioni praticabili per cui diventa possibile ottenere anche un risultato come qualità di prodotto. Di sicuro, è necessario sempre lavorare sul senso di identità dei singoli (come famiglia), dei singoli nella comunità (cioè il sentirsi importanti ad essere parte di quella cooperativa) e come singoli appartenenti a quel territorio (sono un Maya Q’etchìs, e sono orgoglioso di esserlo, con i miei fratelli di sangue anche se divisi tra 20 cooperative e potenzialmente in concorrenza). È primariamente sul senso di identità che Alessio lavora, e sulle difficoltà di flusso di cassa in seconda battuta.
Si deve entrare in una cooperativa con estrema umiltà. Si deve avere molta, moltissima fantasia perchè le condizioni da cambiare sono radicate nella mentalità, fossilizzate nelle consuetudini e in più imposte da poteri forti (spesso i nostri stessi partner). È un percorso lungo e pieno di difficoltà.
IL PARADOSSO
Paradossalmente, nel mondo del caffè fatto di capitani d’industria con pochissimi scrupoli ed un movimento (la third wave) che nel mondo (eccetto l’Italia) sta alzando la cultura del caffè al pari di quella del vino, sono tutti concentrati a trovare la baca di mirtillo e non si rendono conto che c’è un difetto importante nella tazza. Alla luce di quanto esposto prima, si capisce come questa ricerca egoistica del piacere si scontra con una vera opportunità di valorizzazione e di ricambio. Capita sempre più spesso di bere caffè etichettati come Specialty, magari proposti da “guru” del settore, che sono difettati. Se questi stessi intrattenitori/esperti si concentrassero sull’assenza di difetti, allora sarebbe veramente possibile vedere nel Mondo, luoghi fantastici, isolati, “vergini” che possono produrre vere perle sconosciute. E scoprendo e valorizzando queste perle aiuteremmo chi lo ha prodotto ad uscire dalla povertà, a difendere e preservare questi luoghi, a sentire la propria cultura ancestrale come importante (e non limitante). Tutto ruota attorno a questo fulcro: se cerchi caffè senza difetti, si apre un mondo di opportunità tutto da scoprire, praticamente inesplorato. Se cerchi il claim, starai sempre dentro quei circuiti, sempre gli stessi, che già stanno confezionando oggi il caffè che troverai straordinario domani. Pensando di essere il primo ed il più bravo.
C’è un mondo splendido là, fuori dal pollaio. Ne parleremo insieme il 9 alla Mumac Academy, a Milano.